di Fabrizio Baggi, segretario regionale Prc/Se che, non potendo partecipare al presidio che si è tenuto quest’oggi a Treviglio in centro ci ha trasmessso questo contributo
Prima di tutto vorrei ringraziare le compagne e i compagni di Treviglio per l’invito e per aver messo in campo questa importante iniziativa alla quale mi sarebbe piaciuto moltissimo partecipare di persona, ma per via di un impegno di natura nazionale non ho potuto esserci e vi mando quindi questo messaggio.
La campagna vaccinale ha avuto in Italia e in Lombardia moltissimi problemi e rallentamenti e, anche se ora parrebbe aver avuto una spinta, credo che si debba vigilare e monitorare la situazione. Il bilancio alla fine delle ultime giornate di mobilitazione nazionale contro i brevetti sui vaccini lascia infatti non pochi dubbi, a partire dall’indagine a carico del direttore vicario dell’Oms – indagato per “false affermazioni” dalla procura di Bergamo che cerca di individuare le responsabilità di una strage che poteva essere evitata – proseguendo con la negazione da parte della Commissione Europea ad una giornalista di accedere alle autovalutazioni triennali che gli Stati della UE devono inoltrare obbligatoriamente al Centro di prevenzione e controllo delle malattie infettive con la motivazione che “La divulgazione pubblica, potrebbe mettere a repentaglio le misure adottate dalle autorità italiane per rispondere all’emergenza sanitaria” e secondo il team di legali di Azione Civile – l’Italia, insieme ad un altro Stato, è stata la sola a non mandare queste autovalutazioni – nonostante l’ultimo piano pandemico italiano risalga al 2009 e l’ultima “autovalutazione” sia stata fatta nel 2017.
Tutto questo accade mentre arriva l’ennesima conferma che di vaccini ne sta una quantità insufficiente, che i brevetti non si toccano e chi preme per tornare ad aprire ogni attività puramente in nome del profitto potrebbe averla vinta su chi, come noi, mette al primo posto il diritto alla salute e l’utilizzo delle risorse economiche in arrivo sia per i cosiddetti “ristori” che per costruire un futuro migliore puntando sul pubblico – come abbiamo detto con forza nella nostra ultima campagna nazionale – sia sul versante degli investimenti sia su quello delle assunzioni.
La falsa narrazione diffusa dai grandi giornali nazionali e dall’informazione mainstream vuole raccontarci che lo scontro sia fra giovani e anziani che si contendono i vaccini mentre è sempre più evidente come la guerra sia tra big pharma che difende i brevetti e i suoi enormi profitti e il numero delle vittime che cresce a dismisura purtroppo troppo spesso nell’indifferenza.
La battaglia in corso è quindi chiaramente tra “capitale” e vita e su questo versante noi abbiamo le idee molto chiare e scegliamo la strada di vaccini per tutte e tutti in ogni paese; proprio per questa ragione siamo tra le realtà promotrici della ICE – iniziativa dei cittadini europei per essere sicuri che la Commissione europea faccia tutto quanto in suo potere per rendere i vaccini e le cure anti-pandemiche un bene pubblico globale, accessibile gratuitamente a tutti e tutte – come recita il frontespizio del sito noprofitonpandemic.ue/it su cui si può sottoscrivere la petizione e partecipare attivamente alla battaglia contro i brevetti delle multinazionali del farmaco sui vaccini anticovid.
La battaglia contro i brevetti delle multinazionali sui vaccini e sui farmaci anticovid è di fatto una battaglia etica che rivendica il diritto alla salute per tutte e tutti – #Right2Cure – ma ha anche un importantissimo rilievo sul versante della lotta alle “varianti“. Se nei paese poveri le persone non possono vaccinarsi lì si andranno a creare le cosiddette varianti che inevitabilmente arriveranno nei paesi maggiormente sviluppati vanificando i vaccini fatti.
Se sul fronte nazionale questa è senza ombra di dubbio una lotta centrale, in Lombardia un’altra battaglia di fondamentale importanza è quella per la cancellazione della disastrosa Legge 23 che governa la sanità lombarda, che ne ha determinato la privatizzazione selvaggia, che ha dimostrato ampiamente di essere stata un totale fallimento. La Legge 23 ha terminato, lo scorso agosto, il suo periodo di “sperimentazione. La legge è infatti stata approvata nell’agosto 2015 dalla giunta Maroni, ma era stata autorizzata dal governo solo in via sperimentale per cinque anni dopo i quali il Ministero dalla Salute avrebbe dovuto decidere se autorizzare il proseguimento della sperimentazione o imporre alla Lombardia di modificare la legge, riportandola all’interno di quanto previsto dalla legge nazionale 833/’78.
Da quanto emerge nel documento di AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) – un testo di circa 70 pagine con alcune osservazioni critiche ma con delle conclusioni che, al di là di ogni ragionevole dubbio, non impensieriscono più di tanto chi governa la Lombardia.
Non si professa parola infatti sull’enorme peso delle strutture sanitarie private e sulla loro possibilità di muoversi a proprio piacimento dentro il Servizio Sanitario regionale senza alcun limite e controllo, né si critica il progetto per i malati cronici per i quali la Lombardia ha istituito i gestori aprendo la porta alla totale privatizzazione della gestione di questa ricca fetta di mercato sanitario – provvedimento che a suo tempo abbiamo criticato con forza.
L’impressione è che questo documento, totalmente insufficiente, non dispiaccia tanto alla giunta Lombarda in quanto così come è proposto lascia immodificate le fondamenta del cosiddetto modello Lombardo – istituito da Formigoni nella quasi totale indifferenza delle cosiddette “opposizioni istituzionali”.
Per questa ragione, tutto il Partito vede le nostre compagne ed i nostri compagni impegnati, all’interno del Coordinamento Regionale Per la difesa della salute pubblica e nelle sue articolazioni territoriali, in una battaglia articolata per la cancellazione totale della Legge 23 ed il ritorno al Sistema Sanitario Nazionale.
Vi ringrazio ancora tutte e tutti, un brande abbraccio.
Al lavoro e alla lotta!
(15.05.21, Fabrizio Baggi)